“È veramente una grande muraglia”.
Nickson in visita alla Muraglia nel 1972
ANNO 557 D.C.
Nell’accampamento barbaro, nel cuore del nulla, in una valle in mezzo a montagne verdeggianti di una bassa vegetazione, c’e’ grande movimento.
L’alba sta per arrivare e i soldati di basso rango corrono smontando le tende e, impacchettando tutto quello che trovano di utile, si preparano per la marcia al suono dello sbraitare dei superiori. In un balletto disordinato e contorto, in cui volano stracci, tendoni, insulti, pellicce sacchi di viveri e pentolame.
In breve i fuochi vengono spenti e le truppe schierate. Il condottiero si gira verso i suoi 743 uomini e li fissa gonfiandosi il petto imponente; erano partiti in 775, ma i più anziani erano stati abbandonati in fin di vita lungo il tragitto per non subire rallentamenti.
Davanti a lui una distesa di uomini armati in modo approssimativo con alle spalle uno spiazzo erboso marrone calpestato a morte e coperto di immondizia.
Gli uomini stanchi e consumati dalle lunghe camminate lo fissano in attesa di un segnale. Si gira di nuovo, verso est. Davanti a lui un passo stretto passo tra due colline a picco appena visibili nel pallore mattutino.
Un cenno e in marcia.
Con il levarsi del sole, si leva una sottile foschia, una bruma umida e palpabile; il terreno e’ scomodo ma praticabile e le truppe procedono lentamente ma senza troppa fatica.
Camminano per qualche ora, mentre il cielo (coperto da uno strato di umidità bianco come il latte che copre il sole) si fa lentamente chiaro.
Per marciare sul terreno precario gli uomini guardano terra, seguendo l’uno i piedi dell’altro. Il condottiero avanza in testa al gruppo fiero, desideroso di conquista, fissando la terra a pochi metri dinnanzi a lui e affidandosi solo al suo senso d’orientamento fino a quando, alzando gli occhi, incappa davanti a un qualcosa di assolutamente inaspettato.
Davanti al suo naso c’è un muro.
Un muro; lì, nel mezzo del nulla, in un alba musicata dal suono degli uccelli e delle anatre selvatiche.
Un muro marrone, di pietra, alto poco più di una decina di metri, che si appoggia al suolo proprio dove il terreno diventa più ripido sbarrandogli la strada; piano piano anche i suoi uomini si fermano e rimangono tutti perplessi a osservare il muro.
In un silenzio spettrale il condottiero, incredulo e paralizzato dallo stupore, muove lenti e pesanti passi in avanti fino a toccare la parete. Il muro c’è, non ci sono dubbi. Batte con la mano e vi appoggia l’orecchio cercando di comprenderne lo spessore e la robustezza: solida pietra.
Guarda a destra: il muro prosegue; guarda a sinistra: ancora muro.
La parete di roccia continua ininterrotta per chilometri, seguendo un percorso irregolare sul costone delle colline più alte. Oltre ovviamente non si vede nulla. Il muro va da nord a Sud a perdita d’occhio sovrastato da rare piccole costruzioni realizzate con la stessa pietra con un tetto lucido e spiovente.
L’istantanea viene rotta dalla discussione di due anatre nascoste in un punto imprecisato del sottobosco. Il condottiero attonito si volta verso i suoi uomini e vede sui loro volti la stessa espressione di stupore e disarmo che immagina sul suo.
“Che si fa?” Chiede una voce dalla folla.
Il condottiero non ha parole, e’ in cerca di una spiegazione o come minimo di una soluzione per uscire dall’imbarazzo di essere stato colto di sorpresa.
Passano eterni istanti di silenzio… Il condottiero si spreme le meningi per decidere cosa fare fino a sudare visibilmente. Poi si alza retto, soddisfatto e tronfio della sua perspicacia.
“ Siamo arrivati in fondo. Fin qui e’ tutto nostro. Gioite soldati!” dice scoppiando in una grossa risata.
Un urlo gi gioia si leva dalla folla, le voci dei compagni di sventura si mescola per raccontarsi quello che sta accadendo per pensare a casa e alla vittoria; alle mogli e ai figli che rivedranno dopo tanti sacrifici.
L’esercito si ritira soddisfatto, marciando allegro da dove era venuto. Vittoria!
“Che si fa?”
Una voce dalla folla.
Il condottiero non ha parole, e’ in cerca di una spiegazione o come minimo di una soluzione uscire dall’imbarazzo di essere stato colto di sorpresa.
Passano eterni istanti di silenzio… poi il lampo d’orgoglio gli illumina la mente: “Andiamo avanti! Al di là di questo muro c’e’ un a città enorme e ricca che aspetta solo di essere conquistata!”
Tutti gli uomini si impettiscono in un sol colpo sotto la sua possente voce. “Siamo qui per sangue e conquista!” urla al cielo per caricare lo spirito dei suoi uomini, facendo rimbombare in un’ eco solenne le sue parole. Tutto tace.
Con un cenno della mano gli uomini disordinatamente compongono una piramide umana per consentire alla sentinella di salire sulla cima del muro. Il soldato sale e scompare oltre l’orlo di pietra, poi cade di nuovo il silenzio.
Passano uno, due minuti; “Cosa cè al di là del muro?” chiede il condottiero irritato.
“Niente!” e’ la risposta secca della sentinella che fa ripiombare tutti in un silenzio profondo.
“Ma come niente?” Chiede ancora più irritato il condottiero.
“Niente! Non c’e’ niente!” risponde di nuovo la sentinella
“E la città?”
“Non c’e’ niente!!”
Il condottiero profondamente turbato fa del suo meglio per nascondere il suo stato e sale anche lui sul muro. Passano altri due, forse tre, eterni minuti.
“Cosa c’è al di là del muro?” chiedono gli uomini fisicamente e psicologicamente provati.
“Niente!!! C’e’ solo il Muro” e’ la risposta secca del condottiero e attonita.
Lentamente tutti salgono per nutrirsi di quel paradosso. I 743 uomini dell’esercito fissano davanti a sé un territorio ampio e sgombro da qualsiasi presidio umano, pressoché identico a quello che hanno alle loro spalle e che hanno faticosamente attraversato. A destra il Muro, a sinistra il Muro, che prosegue a perdita d’occhio fino all’orizzonte.
Nel silenzio più totale cominciano l’avanzata lungo il Muro, seguendo il condottiero che ha preso nell’indecisione la direzione che gli sembrava migliore.
Camminano su una strada fatta di gradini di varie altezze e dimensione e porte di legno che si aprono su ripide pareti rocciose, marciando sulla schiena di un lungo drago che scivola nell’aria.
Il condottiero si ferma di colpo quando vede cinque persone a pochi metri da lui. Due sono sedute e si stanno litigando qualcosa simile ad un frutto mentre osservano le altre tre che chinate incidono qualcosa sul muro con scalpello e martello.
Quando si incrociano gli sguardi i cinesi ci voltano, si avvicinano l’un l’altro, confabulano in una strana lingua per un paio di minuti buoni, poi si zittiscono e cominciano a fissarli.
Il condottiero fa un paio di passi: “Dov’e’ la città?”
“Mei you” rispondono in coro facendo cenno di no con la mano, poi si voltano e scompaiono di corsa dietro una brusca curva del Muro.
La piccola armata prosegue. I cinesi si sono come volatilizzati e il muro continua incessante nella sua monotonia cromatica e nell’assoluta ampiezza del paesaggio circostante.
Alla sera del secondo giorno di cammino il Muro finisce di colpo.
Davanti a loro lo stesso paesaggio che li ha seguiti.
Deluso stanco e affamato il condottiero ordina agli uomini di accamparsi ai piedi del Muro. L’indomani valuteranno il da farsi.
“Andiamo avanti! Al di là di questo muro c’e’ una città enorme e ricca che aspetta solo di essere conquistata!”
Tutti gli uomini si impettiscono in un sol colpo sotto la sua possente voce. “Siamo qui per sangue e conquista” urla al cielo per caricare lo spirito dei suoi uomini, facendo rimbombare in un eco solenne le sue parole. Tutto tace.
Con un cenno della mano gli uomini disordinatamente compongono una piramide umana per consentire alla sentinella di salire sulla cima del muro.
A metà della costrizione di del cumulo umano un inconfondibile suono di archi che si tendono fa cadere uno sopra l’altro gli uomini che tentavano di salire. Tutti levano le teste; davanti a loro uno sterminato numero di soldati, che puntano i loro archi con aria minacciosa.
La ritirata e’ d’obbligo e impossibile per molti che vengono travolti dalla nube di frecce scoccata dai chi presidia il Muro.
Sconfitta!
Ipotesi quattro
“Siamo qui per sangue e conquista”.
Tutto tace.
Con un cenno della mano gli uomini disordinatamente compongono una piramide umana per consentire alla sentinella di salire sulla cima del muro, quando dalla punta del muro spunta le facce di due occidentali nascosti nel cappuccio della felpa che li fissano incuriositi.
“Ecco, lo sapevo… le allucinazioni non sono ancora passate”
“Vedrai che passano…. Intanto saluta…”
“HEII, DI LÀ SOTTOOOO; COME VA?” Urlano praticamente in coro prima di riprendere a parlare tra di loro.
“Guarda che magari e’ gente in costume che si e’ persa…”
“Non e’ possibile ti dico che e’ un’allucinazione, non hai visto che cosa e’ successo al quel francese dopo un paio d’ore?”
“Ma noi non abbiamo preso nulla…”
“Io te l’avevo detto che si può assumere anche per osmosi stando in certi ambienti… il nostro amico cinese ci aveva preavvisato!!”
“Guarda che secondo me sono reali….”
“Ci sto, ma prima li guardi bene e poi mi ripeti quello che hai appena detto”
“…….. Ok, e’ un’allucinazione! Torniamo a ballare?”
I due ragazzi si guardano intorno e si sporgono per vedere la pista da ballo che ancora consuma gli ultimi irriducibili alle sette del mattino.
Il rave alla Grande Muraglia e’ davvero un evento impedibile per chi passa da Pechino in estate. Il Muro illuminato di notte e allestito con videopriezione psichedeliche, piste da ballo e baracchini che servono alcolici e’ una festa non stop che dura ininterrotta dalle prime ore della sera a mattina. C’e’ chi canta, ci balla, chi collassa in un angolo, chi cerca disperatamente un po’ di compagnia, chi semplicemente l’ha trovata o l’ha portata da casa e chi cammina per il muro osservando il cielo che schiarisce.
Ci si può spingere molto in là camminando sul muro, bisogna solo fare attenzione a non perdere il bus per il ritorno.
L’alba sulla muraglia ha qualcosa di magico, eterno e incomprensibile. Il Muro si estende a perdita d’occhio e mano mano che la nebbia si dirada e il sole fa luce (coperto dalla usuale cappa di umidità), si mostra pezzo a pezzo nella sua totale vastità.
Il silenzio regna sovrano, interrotto dal rumore degli uccellini e delle anatre in sottofondo. Ogni tanto gruppi o coppie di ragazzi straneri passano mescolando le loro voci.
Francesi, americani, inglesi, italiani, tedeschi, cinesi, e alti strani personaggi camminano intontiti dalla musica, dalle ore insonni e dalla grandezza della strada che percorrono.
“Gli diamo una mano a salire?” dice il più attento all’amico che si e’ perso guardando l’orizzonte.
“Ti ho detto che sono un’allucinazione…” risponde l’altro dando una breve occhiata al piccolo esercito vestito a carnevale che tenta una disperata arrampicata. “Andiamo un po’ più avanti, se incontriamo un gruppo di belle ragazze in costume da bagno che devono salire prometto che ti do una mano e le tiriamo su.”
“Ok… Mi sembra una buona idea… Muoviamoci!” e così dicendo si allontanano un po’ barcollanti ma a passo deciso.
Epilogo
La storia della muraglia non e’ la storia di un grande sistema di difesa. Studiata in origine per proteggere il territorio venne utilizzata principalmente come canale di comunicazione e strada sopraelevata.
Tra sentinelle corrompibili e poca difesa e’ stata sorpassata agilmente da molti invasori; quello che e’ certo, e’ che comunque siano andate le cose, quel manipolo di 775 uomini che avevano lasciato la loro terra natale in cerca di gloria non riuscirono mai a raggiungere e conquistare la Cina.