Educare: un mondo continuamente istruito

“Il balzo in avanti accade quando  quello che diviene improvvisamente possibile incontra quello che era disperatamente necessario”

Thomas Friedman – NYT

 

1. Dalla “società dell’informazione” alla “società della conoscenza”  –  2.  Impara ciò che vuoi, dove vuoi, quando vuoi – 3. Vecchie fabbriche e nuovi cantieri –  4. Oltre il monopolio del sapere:  Khan Academy –  5. Discontinuità, innovazione e imprese del sapere – 6. Educazione: la libertà di costruire

 

 

1. Dalla “società dell’informazione” alla “società della conoscenza”

Pensate a una piattaforma che raccolga i più importanti centri di ricerca e di produzione del sapere. Uno spazio virtuale nel quale convergono materiali multimediali, interi corsi universitari, conferenze e lezioni dei docenti più affermati in campo internazionale, seminari, convegni, interviste, dibatti, e immaginala gratuita e aperta a tutti, non è forse un ottima idea?

Sarebbe il sogno realizzato di quella società futura che ha guidato il pensiero umano nel corso degli ultimi secoli ed è già il mondo nel quale viviamo: “la società della conoscenza”.

Il buon uso del “surplus cognitivo” e la possibilità di socializzare l’informazione in tempo reale, i social network, consentono di capitalizzare l’informazione. L’informazione capitalizzata, rielaborata, fatta oggetto di scambio continuo (quindi sottoposta alla libera critica) è sapere; la diffusione del sapere è istruzione e l’istruzione nel suo significato più profondo è educazione: capitalizzazione e trasmissione del sapere. Un cerchio virtuoso.

Anche qui il dibattito è all’ordine del giorno e i modelli teorici e interpretativi si sprecano, ma nei fatti la “società della conoscenza” altro non è che l’evoluzione della “società dell’informazione” per effetto delle nuove strutture della comunicazione digitale che offrono non solo procedure di accesso globale alle informazione ma impongono collaborazione, partecipazione e condivisione.

Questa tendenza è stata fin dal 2000 immaginata come progetto di rifondazione, da parte dell’Unione europea, della cultura occidentale allo scopo di realizzare il nuovo modello di sviluppo continentale e globale: “costruire un processo di crescita, basato sulla conoscenza, il più competitivo e dinamico del mondo, una conoscenza in grado di realizzare una crescita economica sostenibile sulla base di una maggiore coesione sociale”; fare  dunque del surplus cognitivo la risorsa essenziale di un mondo nel quale tutti i conviventi possono partecipare e partecipano alla produzione e redistribuzione del sapere.

Ma la di là delle declamazioni politco-ideologiche la cultura digitale ha fatto di più così che oggi si intravedono gli orizzonti di un mondo nuovo ben oltre i confini dell’Europa e dell’Occidente.

 

2. Impara ciò che vuoi, dove vuoi, quando vuoi

A tracciare questi nuovi orizzonti ci hanno pensato e ci stanno pensando in molti e la nuvola dell’universo digitale offre ormai un numero elevato di progetti che sarà certo opportuno censire e controllare nel loro tumultuoso e rapido sviluppo. Un’impresa alquanto impegnativa e che potrebbe davvero condurre a un portale di effettivo accesso alla città del sapere e alla società della conoscenza. Qui di seguito mi limito a offrire alcune opportunità di approfondimento oggetto della personale e diretta esperienza.

Itunes-U – nel  Apple 1997 Apple ha lanciato il servizio iTunes-U come funzione dell’iTunes Store: rendendo portabili i contenuti scaricati il ritorno economico per la Apple non è diretto ma proviene dal numero crescente di persone che usano il software e che di conseguenza si vincolano in un modo o nell’altro ai loro prodotti, essendo incentivati a fare acquisti online o a comprare qualcuno degli I-hardware (iPod, iPhone, iPad).

Lo slogan informativo del prodotto è esplicito: “crea i tuoi corsi, come li vuoi tu, su misura per la tua classe: oggi sfruttare tutte le potenzialità dell’iPad è più facile che mai. Avrai tutta la libertà che volevi per esporre la tua materia, e con iTunes-U i ragazzi potranno studiare al loro ritmo e in modo sempre appassionante. iTunes-U è disponibile per docenti di ogni ordine e grado, dalle elementari all’università”

iTunes-U, dalla sua inaugurazione a oggi, ha continuato ha collezionare materiale di altissimo livello in audio e video, ben organizzato e di facile accesso; col tempo qualche materiale è stato proposto a pagamento, ma di solito è molto raro che accada e nel caso il prezzo è comunque nell’ordine dei pochi dollari.

Nel complesso oltre 80 istituzioni presenti (basta guardare la lista nella pagina dedicata dell’Apple store) e migliaia di lezioni coprono ormai quasi ogni area di studio e ricerca: la possibilità di accesso ai materiali didattici sta progressivamente cambiando la struttura stessa del metodo e del processo educativo.

Si direbbe che ormai la didattica ha girato pagina: la classica lezione frontale nella quale gli studenti stanno seduti e prendono appunti e il professore parla dall’inizio alla fine in tempo reale risulta oggi complessa, elitaria e dispendiosa.

Inoltre si dimostra molto meno efficace a livello formativo se comparata ad un supporto multimediale che veicola il medesimo contenuto, dove però lo studente possa maneggiare le informazioni a suo piacimento rivedendone alcune parti ed esplorandole come meglio crede.

Anche la parte di interazione e di domande e risposta è più efficace attraverso la rete usando forum e sistemi di social networking nel quale oltretutto è possibile per gli studenti, prima di fare una domanda, andare a cercare una possibile risposta online rinfozando il processo di apprendimento.

Oggi iTunes-U, oltre a migliaia di ore di corsi online, offre agli utenti dell’Apple Store anche applicazioni didattiche per Ipad e Iphone per rendere l’esperienza il più coinvolgente possibile e applicazioni dedicate agli insegnanti per elaborare i loro contenuti in modo intuitivo e dal risultato di grande effetto.

TED (Tecnology Entertainement Design) – La Fondazione Sapling che dall’84 organizza conferenze sotto il nome di TED (Tecnology Entertainement Design), nel 2006 decide di andare online offendo le sue conferenze gratuitamente al pubblico della rete: è un successo clamoroso, in pochi anni il sito raccoglie oltre 1000 conferenze e presentazioni dai due ai venti minuti girate in tutto il mondo.

A decine sono cresciuti i gruppi affiliati che organizzano con regolarità eventi indipendenti facendo crescere il volume di contenuti del sito.

Tutti gli oratori hanno una ottima presenza scenica e spesso presentano il materiale con dimostrazioni pratiche o supporti multimediali; le tre aree esperienza richiamante dal nome: tecnologia, intrattenimento e design lasciano spazio  a una varietà pressoché  infinita di temi e sul palco di TED passano anche alcune delle avanguardie artistiche contemporanee provenienti da ogni parte del mondo.

Una delle cause principali del successo di TED è proprio il suo carattere interculturale e internazionale giacché gli oratori che salgono sul palco manifestano sempre grande rispetto per le culture “altre” pur facendo emergere le radici e le peculiarità della propria. È sufficiente iscriversi alla newsletter e ogni settimana si riceve un promemoria via mail con i 5 video di ultima pubblicazione. Il sito ovviamente offre una serie di servizi di interazione, un profilo personale con la possibilità di salvare i video, condividerli e prendere parte alle attività della vasta comunità che si è creata negli anni.

Dal 2005 TED assegna premi e riconoscimenti ai migliori ricercatori e pensatori a livello mondiale diffondendo il loro messaggio a un audience sempre più vasta.

Oltre a produrre contenuti propri e promuovere le attività dei gruppi indipendenti (i cosiddetti TEDx), TED svolge anche un lavoro di riorganizzazione dei contenuti in rete selezionando e postando i video online prodotti da altre fonti nella rubrica il meglio del web tra cui il discorso di Sin Ken Robinson sulla riforma globale del sistema educativo che sta avvenendo negli ultimi anni in tutti i paesi del mondo, pubblicato dalla casa di produzione RSA Animate nell’ottobre del 2010.

 

3. Vecchie fabbriche e nuovi cantieri

E’ ormai chiaro che le dinamiche educative a cui siamo stati abituati non sono piu’ sufficenti a soddisfare i bisogni che la nuova societa’ impone e per capire cosa sta cambiando e dove e’ iniziata la frattura tra i vecchi modelli accademici e le nuove generazioni, le ricerche di Robinson ripercorrono la storia dell’educazione pubblica nata in seno alla prima rivoluzione industriale e al secolo dei lumi.

Il sistema dell’alta cultura, quella accademica, destinato alla riproduzione della classe dirigente, alle élites e alle classi di governo in virtù dell’assunto“il sapere è potere” da un lato; e dall’altro quello destinato a tutti coloro che non erano in grado, o per condizioni economiche o per “selezione culturale”, di far parte delle classi superiori in virtù dei riti di cooptazione che ha assicurato una produzione di risorse a basso costo, un “saper fare” specialistico e “popolare” di massa.

Le scuole sono ancora oggi organizzate come opifici con le campane che scandiscono il passare dei turni di lavoro, sono specializzate in ambiti separati e gli studenti sono infilati nel sistema per gruppi di età in modo da essere prodotti in serie alla fine di ogni anno e in relazione alle competenze richieste dal mondo produttivo.

Ancor oggi il dibattito è aperto sui “programmi” scolastici, sul buon uso della formazione di risorse funzionali al sistema produttivo: la fabbrica e la catena di montaggio rimangono i punti fermi di sapere rigido, frammentato ed esclusivo.

Oggi emerge un vivo interesse a creare modelli educativi efficaci e adeguati alla complessità delle cultura globale in cui viviamo, ed è indispensabile fare un passo al di fuori della mentalità di produzione in serie delle risorse umane per ripensare alla struttura di tutte le forme educative, promuovere metodi formativi polivalenti adatti al più ampio pubblico possibile.

La sensibilità e l’impegno delle nuove generazioni di studenti certificano che stiamo passando dalla “fabbrica del sapere” al “cantiere della cultura”, dalla riproduzione alla costruzione/redistribuzione delle conoscenze.

Per tutto quello mondo didattico/accademico che ha guidato l’occidente fino a oggi e che resiste ad accettare una riorganizzazione radicale delle strutture gerachiche, questi nuovi strumenti di apprendimento cambieranno completamente le regole del gioco e tutte le dinamiche formative dovranno essere ripensate.

 

4. Oltre il monopolio del sapere:  Khan Academy

Dall’altra parte del mondo invece, per tutti quei paesi che si affacciano oggi a un livello di benessere sufficiente a consentire un sistema formativo diffuso questa sara’ l’unica realta’ educativa con cui entreranno direttamente in contatto.

Dai bambini sulle isole sperdute della Tailandia, con generatore e satellite che fanno i compiti con Wikipedia, ai ragazzi in India che seguono le lezioni della Kham Academy su Youtube, nessuno puo’ prevedere come questo tipo di stimoli continuerà e come il libero accesso quasi immediato a tutte le informazioni influenzera’ lo sviluppo del loro cervello e la loro conseguente capacita’ di analisi del mondo.

La Khan Academy è nata nel 2006 da un educatore bengalo-americano di nome Salaman Khan (graduato Harvard e MIT) con l’obiettivo di “Fornire educazione a tutti, ovunque”. Si tratta di una sofisticata piattaforma softwarein Javascript integrata a un account di Youtube che posta oltre 3300 video di brevi lezioni sottotitolati in varie lingue (il cinese in testa a tutte con quasi un terzo di tutti contenuti sottotitolati); dalla matematica alla medicina, passando per l’economia e la biologia, la Khan Academy offre corsi con una quantità vastissima di lezioni nelle più disparate materie. Lo slogan è: “impara quello che vuoi, quando vuoi, dove vuoi” che certo suona già molto meglio di quello che vien recitato ogni giorno: “vai a scuola domani a imparare quello che devi”. È questa la svolta di metodo adeguata ai bambini dei paesi in via di sviluppo i quali spesso vivono l’istruzione (come l’apprendimento di una lingua straniera) strumento indispensabile per emergere da situazioni di povertà o di immobilità sociale.

Dal 2006 a oggi gli utenti dell’Accademia hanno risolto con successo oltre 400 milioni di problemi matematici e non, e il progetto sembra appena agli esordi, dato che sta continuando a crescere sia in termini di audience che di contenuti.

L’ultima novità dei programmi è la sezione Computer Science che si fonda su un software online interattivo per imparare programmazione. Le lezioni video sono accompagnate da un compilatore che permette di visualizzare in tempo reale il risulatato delle modifiche al codice fatte dagli utenti. A questo si aggiunge tutta la documentazione necessaria a eseguire le modifiche al codice demo come suggerito dalla lezione e i tutoriali si susseguono uno dopo l’altro passo passo portando lo studente dai primi esercizi sulla creazione di forme e la gestione dei colori fino a sviluppare animazioni e applicazioni.

Insieme a questi servizi, Khan Academy vanta anche una serie di strumenti dedicati all’apprendimento (soprattutto per quanto riguarda la matematica) che hanno fatto inizialmente il successo dell’iniziativa e che oggi raccolgono quasi 400 problemi interattivi con cui verificare i progressi del proprio studio e mettere alla luce le eventuali lacune.

Molti video della sezione di matematica sono realizzati dallo stesso Kahan che non appare mai in viso ma solo come voce dietro una lavagna nera su cui scrive i numeri e le spiegazioni nella convinzione che sia importante ridurre l’impatto dell’insegnante e lasciare che sia il contenuto a emergere in tutto il suo fascino.

Attraverso la piattaforma della Khan Academy moltissimi docenti hanno avuto uno strumento in più da fornire ai loro studenti e alcuni insegnanti hanno preso progressivamente parte al progetto continuando ad aggiungere contenuti e portando nuovi utenti al sistema.

 

5.  Discontinuità, innovazione e imprese del sapere

La centralità della rete come strumento di formazione, oltre a progetti di ampio respiro come iTunes-U e la Khan Academy, ha anche promosso e visto nascere altre piattaforme customizzate sulle esigenze di singole istituzioni e realtà educative.

Le università che offrono corsi online sono ormai molte e progressivamente tutte stanno passando dal vecchio modello di “formazione a distanza” e “per corrispondenza” a percorsi innovativi multimediali e interattivi che modificano nel profondo l’esperienza didattica e facilitano il processo di apprendimento.

Coursera – Uno dei fiori all’occhiello che la rivoluzione informatica, offerto al mondo delle istituzioni scolastiche, è sicuramente rappresentato da Coursera, un progetto nato a Stanford e presentato ad agosto del 2012.

L’obiettivo del progetto è quello di organizzare una selezione dei migliori corsi tenuti dai migliori insegnanti al più ampio pubblico dei cittadini digitali e degli internauti: accesso istantaneo e gratuito da tutte le parti del mondo.

Il progetto coinvolge al momento alcune università di eccellenza statunitensi (Stanford, MIT, Columbia Institute, New York University tra le altre) e consenta la fruizione di 43 corsi completi con esercizi interattivi, tutoriali e percorsi multimediali in grado di guidare gli studenti passo passo nelle varie fasi di apprendimento e approfondimento.

Coursera vanta già oltre di un milione di corsisti in constante crescita. L’aspetto innovativo di questa vera “impresa della conoscenza” rispetto ai tutti i corsi online sviluppati nell’ultimo decennio è proprio il metodo didattico/formativo che, pur non rinunciando alle strutture dei corsi online tradizionali, mette a profitto le opportunità offerte dalle funzioni interattive per riconvertire la struttura della lezione frontale (i proverbiali 45 minuti accademici) in una serie di piccoli moduli video da 8/15 minuti dei quali gli studenti possono essere fruire a piacimento.

Inoltre ogni modulo è connesso ad altri pacchetti con le esercitazioni ritenute migliori e più votate dagli altri studenti. Attraverso questa nuova architettura dei contenuti, gli studenti possono costruire il percorso accademico sulla base degli interessi individuali e del percorso formativo precedente.

L’accesso ai contenuti e la possibilità di fare pratica con essi non è però sufficiente a garantire un modello educativo che sappia coinvolgere lo studente a 360 gradi. Emerge quindi la necessità di porre in atto un continuo processo feedback e interazioni dirette tra i soggetti; necessità che, dato l’enorme volume di studenti (classi che possono raggiungere le 10000 unità) è impossibile da realizzare in modo efficace e senza ricorrere a strumenti informatici.

Coursera si appoggia al principio del social networking e ha sviluppato un sistema peer to peer affinché gli studenti possano correggersi reciprocamente i compiti; un  esercizio che trasforma il lavoro degli insegnanti un sovramonitoraggio del sistema da quale raccolgono tutte le informazioni necessarie. Un metodo che riproduce e aggiorna di continuo i contenuti e li potenzia rendendoli sempre più chiari e comprensibili.

Grazie al prestigio e alla visibilità delle istituzioni consorziate nel progetto, i diplomi che Coursera rilascia al termine del percorso sono sempre più spesso accettati dalle imprese americane come certificazione di competenze professionali adeguate al mondo del lavoro.

Ma c’è di più: i grandi numeri dell’utenza consentono di avere una massa di dati e di statistiche tali da rivelare tutte le falle del sistema e del metodo educativo.

Perché ad esempio, se in una classe di 10 studenti, 3 soggetti non riescono a rispondere in modo corretto a una domanda il docente non si pone il problema se la domanda si accurata o no, ma se in un gruppo di 10.000 sono 3000 le persone che non rispondono correttamente è del tutto plausibile che ci sia un difetto nella struttura comunicativa. L’intervento di correzione accresce allora la funzionalità e le potenzialità del sistema e, in qualche modo, genera nuova conoscenza.

Duolingo – Il gruppo di ricerca che ha sviluppato ReCapcha, ha poi deciso di applicare le potenzialità della collaborazione di massa in campo educativo e nel giugno 2012 ha lanciato il progetto Duolingo, che integra il programma  di apprendimento di una lingua straniera con un sistema di traduzione dei contenuti del web in tutte le lingue del mondo. Duolingo è un software online gratuito mediante il quale gli utenti registrati si esercitano a fare traduzioni  nella lingua che desiderano imparare. Traducendo i contenuti del web mediante un sistema che tiene presente tutte le peculiarità del percorso formativo, Duolingo offre un servizio di supporto trasversale nel quale gli utenti più esperti possono esercitarsi ad aiutare e correggere gli esercizi di chi ha appena iniziato.

In forza di questa collaborazione si realizza così un processo di revisione continua che se da una consente davvero di apprendere una lingua straniera, dall’altro genera un immenso volume di contenuti tradotti in decine di lingue.

Oilproject – Accanto e grazie a questi grandi progetti nel corso degli anni il panorama educativo internazionale classico ha progressivamente iniziato a cambiare.

Sono sempre di più le università che offrono corsi online e alcuni istituti sono nati direttamente in rete e senza necessità di una sede fisica con aule e banchi, spesso per ragioni economiche e in alcuni casi le comunità stesse hanno sviluppato piattaforme dedicate per soddisfare le loro specifiche esigenze.

È il caso, tra i tanti, di Oilproject, un progetto tutto italiano nato come una piattaforma di e-learning gratuita e aperta per promuovere l’istruzione informatica nel paese.

La mia prima esperienza di e-learning è stata attreverso Oilproject nel 2006 e il ricordo che ho è ancora quello vivido di un momento coinvolgente: si era appena aperto in italia il dibattito sulle licenze creative commons e nel cercare informazioni in rete mi ero imbattuto in un corso online offerto da loro.

La dinamica era un po’ articolata ma affrontabile: registrazione al sito, download di un programma di streaming audio, configurazione del programma coi codici da loro forniti per poi presentarsi all’interno della chat del sito a una data ora.

Fatto: nella pagina di introduzione della chat una nota che ti ricorda di attivare il software di streaming e senti il docente che saluta in audio dando a tutti il benvenuto.

La classe è composta da una trentina di persone: tutti sentono e possono fare domande via chat al professore che decide quando rispondere, che ha quindi un record di tutte le domande fatte e può riservarsi di rispondere ad alcune di esse a fine lezione senza perdere tempo ad annotarle o senza rischiare di dimenticarsi.

In un’ora e venti di lezione, finita la mia tazza di tè, preso qualche appunto su alcuni contenuti da approfondire e chiariti molti dei dubbi che avevo ho provato un reale coinvolgimento, molto più di quanto mi fosse capitato partecipando ad alcune letture in università.

Oggi, con sei anni di esperienza alle spalle, Oilproject è un luogo politematico, una piattaforma di incontri per lezioni, conferenze e dibattiti in vari ambiti disciplinari prodotti in video streaming.

 

6. Educazione: la libertà di costruire

 

Sulla scorta di questi progetti risulta chiaro che il metodo e le procedure educative tradizionali a cui siamo stati abituati e che ancora pratichiamo, non sono più sufficienti a soddisfare i bisogni che la nuova società globale impone e nella quale si sta consumando la frattura tra i vecchi modelli accademico/educativi e la domanda globale di sapere di una società della conoscenza. Ma vi è di più.

La rivoluzione della nuvola come pensiero sistemico aperto a tutti in campo educativo, non ha solo creato i grandi portali di aggregazione, ma ha anche promosso la nascita di molte piccole unità di ricerca e produttive, profit e non, che, grazie ai nuovi strumenti di rete, sono in grado di offrire formazione di qualità a prezzi sempre più competitivi quando non gratuiti.

Anche i costi in termini di capitale e attrezzature sono stati abbattuti e qualche programmatore ha deciso di rilasciare il suo codice open source vendendo poi assistenza e servizi correlati così da aprire un nuovo mercato di software liberi.

La rete è divenuta così una “impresa del sapere” in sé: un universo di progetti, start up, spin off,  aperti alla collaborazione.

Fedena, ad esempio, è un software che aiuta gli istituti a gestire iscrizioni, personale, amministrazione e tutta la comunicazione interna di una scuola in modo semplice, efficiente, e a basso impatto ambientale digitalizzando la maggior parte dei processi cartacei.

Efront Learning offre una piattaforma per la formazione aziendale ottimizzata per aziende tra i 100 e i 1000 dipendenti. Google ha sviluppato un plugin di wordpress sostituendo il servizio Knol con il più funzionale Annotum.

Storybird offre una piattaforma del tutto intuitiva per creare slide grafiche e raccontare storie educative ai piu’ piccoli.

Grazie a Screenr è possibile registrare in tempo reale quello che accade sullo schermo del proprio computer e la propria voce: senza l’ausilio di nessun programma esterno è possibile salvare e archiviare tutto quello che un insegnante desidera mostrare dal proprio pc al pubblico dei suoi studenti.

Molti altri servizi online (dai podcast ai software di apprendimento di contenuti specifici passando per i CMS open source dedicati all’elearning) hanno interpretato le esigenze della formazione e autoformazione individuale e si propongono a un pubblico selezionato consolidando la loro posizione in rete.

Insomma dalla vecchia fabbrica di risorse prodotte in serie, si è passati al cantiere: non solo si produce, ma si “costruisce”. E il cantiere è aperto, l’immaginazione “al potere”: progettazione, esperienze, tentativi, collaborazione e continue discontinuità.

Che cosa porterà questo sviluppo di educazione libera e gratuita accessibile a tutti? Quali saranno gli effetti di questi nuovi cantieri del sapere aperti a tutti e sempre in costruzione?

Daphne Koller evidenzia tre momenti di grande rilevanza nel tentativo di delineare i futuri sviluppi.

1. Prima di tutto questo processo che si annuncia “globale”, garantirà il diritto all’educazione come diritto davvero “naturale” degli individui consentendo a chiunque abbia bisogno di apprendere una nuova capacità di farlo e quindi di realizzare il sogno e il mandato di homo sapiens: questo punto della dichiarazione universale dei diritti ha una reale possibilità di materializzarsi.

2. Promuoverà anche un corso individuale e libero di educazione permanente di cui tanto si parla ormai da decenni, ma che fatica ancora ad affermarsi e vede moltissime personr abbandonare non solo gli studi, ma anche l’approccio stesso al sapere, quando entrano nel mondo del lavoro.

3. Infine, un accesso libero e immediato alla formazione dedicata continuerà ad accelerare il processo di innovazione perché tutte le intelligenze del pianeta che oggi non hanno possibilità di sviluppare i loro talenti diverranno la materia prima dell’innovazione sociale e dello sviluppo.  Come sottolinea Koller, il nuovo Einstein o il prossimo Steve Jobbs potrebbero essere sperduti in qualche villaggio in India o in Sudamerica e grazie a un accesso alla rete avranno l’opportunità di emergere e dare un contributo al mondo che altrimenti sarebbe perso.

Ma questi tre effetti del processo di liberalizzazione della produzione del sapere non sono sufficienti a esaurire tutti gli elementi di cui si compone la tela sulla quale saranno dipinti gli eventi futuri.

Quel che solo possiamo intravedere è il delinearsi di un nuovo modello di comunicazione culturale, l’educazione appunto, destinato a rifondare su nuove basi le ragioni del lavoro come fondamento della socialità.

Il più potente input che trasformerà il mercato dell’istruzione nei prossimi anni arriverà infatti da quelle “imprese della cultura” che usano piattaforme comuni e si rivolgono allo stesso target pur avendo pur avendo apparentemente scopi radicalmente diversi: il mercato dei videogiochi e il processo di ludificazione dell’esperienza educativa e culturale.

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