Informare: Oltre l’era dell’accesso

Ridistribuire, ridistribuire, ridistribuire. Ci sono oggi milioni di giovani che possono condividere immagini, video, pensieri alla velocità della luce, open source, peer to peer: è una rivoluzione epocale!

Geremy Rifkin

 

1. Dal “mondo chiuso” all’ “universo infinito” – 2. Dal “tempo libero” al “surplus cognitivo” – 3. Accedere non basta

 

1. Dal “mondo chiuso” all’ “universo infinito

L’accesso di massa alle informazioni è stata la grande rivoluzione del ventesimo secolo e con il nuovo millennio abbiamo compiuto un ulteriore passo avanti che ha definito le comunicazioni umane per quello che oggi sono e che saranno nel percorso del XXI secolo.

Prima del Novecento le informazioni (il sapere e la cultura) si muovevano lentamente, erano rare, in molti casi riservate e difficili da recepire, spesso criptate in linguaggi poco noti ai più (la scrittura).

Il “secolo breve” ha visto nascere la possibilità di distribuire contenuti a grandi quantità di persone e ha celebrato un crescente livello di istruzione unito alla semplificazione della tipologia di messaggio (dal testo scritto a mano all’audiovideo).

I mezzi di comunicazione di massa hanno portato progressivamente sempre più individui in un sistema informativo globale.

Con la rivoluzione digitale e l’avvento della rete e la loro esponenziale crescita e diffusione capillare, il nostro processo di catalogazione e condivisione delle informazioni ha compiuto un balzo in avanti creando un unico immenso archivio di dati (internet) a cui tutti possono accedere in qualunque momento, indipendentemente dalle condizioni dell’ambiente esterno.

Questo è il nostro presente e le nuove generazioni sembrano pronte a collaborare per realizzare un sistema di informazione globale a tutti accessibile e che tutti sono in grado di gestire individualmente.

Stiamo costruendo un archivio universale di tutta la conoscenza umana dai nostri antenati più remoti a oggi; non ci metteremo molto a completarlo e, da quel momento, non si tratterà che di continuare ad aggiornare, modificare e aggiungere informazioni per rendere il sistema sempre più efficiente.

Sono i primi passi in un nuovo universo e, come in ogni esplorazione, ai primi passi corrispondono anche inevitabili errori su quali costruiremo il bagaglio di nuove esperienze.

2. Dal “tempo libero” al “surplus cognitivo”

Questo crescente volume di sapere è già stato indagato e codificato da Clay Shirky con il termine di “Surplus Cognitivo”.

“…l’abilità della popolazione mondiale di contribuire volontariamente e collaborare a grandi progetti a volte anche globali. Il surplus cognitivo si compone di due cose: il tempo libero e i talenti del mondo. Al mondo ci sono più di un milione di miliardi di ore l’anno di tempo libero per impegnarsi in progetti comuni. Questo tempo libero esisteva anche nel secolo XX, ma non vi erano gli strumenti di oggi. Il panorama mediatico del XXesimo secolo è stato bravo ad aiutare la gente a consumare. E come risultato, siamo diventati bravissimi a consumare. Ma ora che ci sono stati dati gli strumenti mediatici, internet, i cellulari, che ci fanno fare di più che consumare, stiamo vedendo che le persone non erano pantofolaie perchè lo volevamo essere. Eravamo pantofolai perché quella era la sola opportunità che ci era data. Certo, ci piace ancora consumare Ma sembra che ci piaccia anche creare, e condividere. E sono queste due cose insieme, l’antica motivazione umana e gli strumenti moderni che permettono a quella motivazione di essere uniti in sforzo su larga scala che sono le nuove risorse del design. Utilizzando il surplus cognitivo cominciamo a vedere esperimenti davvero incredibili nel campo scientifico, letterario, artistico e politico.”

L’emergenza del tempo libero ha, a sua volta, modificato le basi della socialità, generato nuove procedure di “intrattenimento” e creato quella rivoluzione dei mass media che segna la storia del XX secolo. Il media televisivo ha poi governato questa rivoluzione e monopolizzato il tempo, saccheggiato il complessivo di questa preziosa risorsa.

Come osservato nell’introduzione, la struttura dei media tradizionali etero diretti, monodirezionali e istituzionalizzati, consentivano solo il consumo passivo dell’informazione, una acculturazione forzata, “di massa”, a tal punto violento da realizzare un processo di radicale omologazione/subordinazione.

Ed è stato questo, in qualche modo, l’imprinting educativo che ha abituato fino al recente passato i fruitori del palinsesto mediatico verso un’attitudine al puro consumo del tempo. I dati e le denuncie si sono sprecate e basti ricordare che negli USA il tempo “libero” ha registrato ogni anno un uso/abuso dell’oggetto televisione per l’ammontare di 50 miliardi Abbiamo assistito alla scomparsa della socialità e contemporaneamente all’avvento della solitudine di massa, e purtroppo anche a un processo di deculturazione universale.

Oggi le cose sono cambiate, e “possiamo trattare il tempo libero come un vantaggio sociale generale utilizzabile per grandi progetti collettivi, invece che come una serie di singoli minuti da passare piacevolmente in solitudine”.

In una parola, non solo i nuovi strumenti di informazione online non producono necessariamente isolamento sociale, ma al contrario sono potenzialmente in grado di contrastarlo, promuovendo nuove forme di creatività e nuove culture della condivisione. Il dibattito è aperto, ma dalla nozione di un “tempo” prigioniero della comunicazione/intrattenimento di massa, siamo passati a quella di un “surplus cognitivo” che si sta generando grazie alle possibilità interattive offerte dal digitale e sta spostando i comportamenti individuali e collettivi dal consumo diretto a un processo di produzione e condivisione sempre crescente, attivo e partecipato, informale e plurale.

Oggi si può ragionevolmente affermare che tutte le vecchie strutture mediatiche stanno collassando all’interno del nuovo sistema informatico e svolgono un ruolo subordinato rispetto ad altre macrostrutture che ne riorganizzano i contenuti: se nel 2006 Google era dopo Netscape lo standard indiscusso della nuova generazione segnando il passaggio dall’informazione pianificata all’informazione on demand, Facebook è lo standard di quella attuale e i dati sulle modalità di accesso a internet ci possono far intuire quali saranno le radici della prossima generazione.

Windows e il mondo desktop stanno rapidamente perdendo la supremazia del mercato: l’accesso alla rete tramite computer è passato dal 90%  di pochi anni fa al 50% di oggi grazie al successo dei supporti portatili, palmari, smartphone e tablet[1]. Anche Google ha perso il dominio incontrastato del web alla stessa velocità.

Certo Google ha saputo fornire la leadrship di cui il web aveva bisogno per organizzarsi, ma tale processo ha portato a due fondamentali cambiamenti nella rete.

1. In primo luogo il sistema di indicizzazione seleziona e indicizza troppi contenuti; il web è pieno di spazzatura e Google rastrella di tutto: il suo sistema di algoritmi può essere aggirato dagli esperti di SEO e di conseguenza la selezione dei siti in termini di qualità e referenza è indirettamente proporzionale al crescere dei contenuti. Quindi oggi la ricerca di contenuti (soprattutto da mobile) ha abbandonato il motore di ricerca e si fonda su una rete di differenti applicazioni (come wikipedia, linkedin, sistemi di newsreader e prodotti di editoria digitale di ogni genere) che consentono di intercettare contenuti specifici.

2. Il secondo evento di fondamentale importanza per capire questo momento di transazione è costituito dalla strategia adottata da Google che sistematicamente ha trasformato tutti i contenuti di internet in “prodotti”: basta pensare alla pagina dei “risultati di ricerca” di Google che offre tutti i risultati nello stesso font e con la stessa struttura grafica come elencati nel carrello prodotti di un e-commerce.

Questa modalità di approccio è stata eccellente per Google, ma drammatica per tutti gli altri player rendendo la percezione della rete un carrello prodotti tutti gratuiti e immediatamente accessibili.

Questo è uno dei temi più caldi per chiunque si affacci oggi al mercato ICT, come fare a ribilanciare il mercato fidelizzando gli utenti su prodotti a pagamento? Domanda che spesso si pongono operatori di piccole o medie dimensioni, che devono fronteggiare giganti finaziari.

Cosa fare è ovvio: differenziazione, entrata in mercati di nicchia, coinvolgimento dei clienti; come farlo apre un dibattito che impegna quotidianamente gli esperti nel settore. Il social networking in questo contesto rischia di fare da specchietto per le allodole: gli aspetti social sono semplicemente un accessorio fondamentale ai nuovi strumenti di comunicazione ma non sufficente al processo di aggregazione e collaborazione delle comunità.

Il nuovo linguaggio di programmazione, l’HTML5 e le sue prossime evoluzioni consentono già oggi agli utenti internet di trasformarsi in “autori” e creare applicazioni che si adattano a qualunque supporto digitale e permettono di includere nella propria pagina web altri servizi, non più solo con dei link di rinvio, ma mediante finestre interattive che includono le funzionalità degli altri siti. I prodotti online della prossima generazione non saranno più delle “finestre”, ma veri e propri pannelli di controllo attraverso i quali generare e soddisfare domande e offerte.

E la trasformazione non è solo nel contenitore: anche il contenuto sta evolvendo in modo radicale (è diventato dinamico in continua espansione rivisitazione) e con esso sta evolvendo la cultura umana che vi è immersa. La catalogazione, la raccolta e l’accesso alle informazioni è sempre stata alla base del nostro precorso, ha trainato il nostro sviluppo biologico (basti solo pensare all’allungamento della vita portato dalla diffusione delle norme igieniche più basilari) e orientato la nostra attenzione su piani di analisi sempre più complessi.

Se, è vero che verba volant e scripta manen,  la comunicazione digitale invece evolve nel tempo aggiornando i propri contenuti sulla base delle informazioni che mutano: andiamo verso un futuro in cui il concetto di informazione sarà davvero differente da quello che abbiamo vissuto fino ad oggi.

 

3. Accedere non basta

Agli albori del millennio, all’inizio dell’era dell’accesso, il testo di Rifkin pone le basi per una ridiscussione complessiva del sistema delle comunicazioni:

Nella nuova era, i mercati stanno cedendo il passo alle reti, e la proprietà è progressivamente sostituita dall’accesso. Imprese e consumatori cominciano ad abbandonare quello che è il fulcro della vita economica moderna: lo scambio su un mercato di titoli di proprietà fra compratori e venditori.[…]

In quella visione del mondo era assente ancora il concetto che: Il viaggio del capitalismo, cominciato con la mercificazione dello spazio e della materia, terminerà con la mercificazione del tempo e della durata della vita. […]

Provate a pensare a quanta parte della nostra vita quotidiana, dei nostri rapporti con altri esseri umani è già strettamente connessa a relazioni di natura economica. Sempre più spesso acquistiamo il tempo degli altri, la loro considerazione, il loro affetto, la loro simpatia e la loro attenzione. Acquistiamo apprendimento e divertimento, assistenza e cura, e tutto ciò che sta nel mezzo: perfino lo scorrere del tempo sull’orologio. La vita sta diventando sempre più mercificata e le barriere che separano comunicazione, condivisione e commercio sono sempre più labili.

Non era possibile allora prevedere e calcolare l’impatto che gli effetti del Web2.0 avrebbero portato alla rete, cosi’ come era difficile delineare il Surplus Cognitivo definito da  Shirky.

La condivisione e la massiccia revisione dei contenuti che sta avvenendo ha visto nascere, radicarsi e proliferare di licenze creative commons, e servizi che si basano sulla mutua collaborazione degli individui non direttamente connessi a un interesse economico.

Se da un lato per molte realtà istituzionali la rete è lo spazio dove fare business e stabilire rapporti economici al fine unico di realizzare un profitto, per gli utenti comuni la comunicazione in rete rappresenta sempre piu’ uno strumento di emancipazione, crescita personale, confronto e riconoscimento sociale

Uno sguardo attento  alla navigazione in rete oggi ci può dare i parametri di come si sta evolvendo il web dando fondando questo principio nella realtà.

Alexa, uno dei principali punti di riferimento per le statistiche del settore, è un gruppo che da anni offre servizi di media audit[G1] , pubblica una lista dei servizi web in ordine decrescente di popolarità e accesso e fa da prima cartina di tornasole per capire quali sono i trend della rete oggi e quali i suoi player principali.

Facebook è di certo il progetto che ha saputo interpretare meglio le esigenze di flessibilità e cooperazione che hanno trasformato la rete e la nostra capacità di interagire a distanza. Con un codice sorgente e server di proprietà, Facebook, come Google prima di lui, ha rilasciato informazioni chiave sulla sua infrastruttura consentendo lo sviluppo di applicazioni dedicate alla sua piattaforma da terze parti (utenti che decidono di collaborare da sviluppatori esterni al sistema).

Il successo di Facebook non è solo dovuto alle sue specifiche tecniche: le strategie di marketing e posizionamento, connesse allo sviluppo di un software funzionale, hanno collocato Facebook al primo posto tra i social networks trasformandolo in una sorta di archivio interattivo di tutte le persone del web: funziona perchè “sono tutti dentro” e questo fenomeno crea un circolo virtuoso che continua a espandere il sistema senza lasciare spazio a una possibile concorrenza diretta. Le applicazioni di successo oggi devono essere sviluppate tenendo conto di questa sua supremazia che non è nell’immediato destinata a tramontare.

Google e Facebook si contendono il dominio della rete, che non potrà che essere giocata sugli strumenti di cooperazione come G+ o il sistema Drive, mantenendo comunque una posizione ancora egemone grazie a una moltitudine di servizi ormai sono diventati prodotti esclusivi e unici come youtube e il servizio di mappe.

Anche Yahoo, tiene ancora salda la sua posizione tra i primi luoghi più visitati della rete soprattutto grazie al fatto che il suo servizio di indicizzazione è stato ormai da anni subordinato a una serie di servizi di informazione di grande successo come Answers,  i servizi di diffusione musicale e molti altri.

Windows live è la tangibile dimostrazione che in casa Microsoft si sta prendendo coscienza del progressivo deperimento del mondo desktop e identifica la linea di sviluppo dei nuovi prodotti dell’azienda che, con il nuovo sistema operativo Windows8, sta cercando di muoversi sul multipiattaforma e sul web base per fare fronte alle nuove esigenze di mercato; Bloggers rimane uno dei prodotti di punta a livello di numero di utenze giornaliere e questa è una delle piattaforme che insieme a Word-Press e una infinita serie servizi di blogging e CMS, sapranno sfruttare al meglio l’Html5 per portare la rete al nuovo livello.

Baidu, è un altro servizio che spicca tra i primi siti di maggior successo nel motore di Alexa facendo emergere un ulteriore elemento d’analisi. È  il motore di ricerca gestito dal governo Cinese. Grazie a una popolazione di utenti internet pari a quella dell’intera popolazione degli Stati Uniti, al di là del grande firewall di Pechino, l’internet cinese si sta sviluppando a vista d’occhio in un sistema semiprotetto e altamente controllato; gli utenti cinesi si battono ogni giorno per far crescere la loro capacità di interagire e comunicare in un sistema non gerarchizzato, facendo emergere falle e potenzialità del sistema politico a cui sono tutti storicamente e culturalmente vincolati.

Il processo di decentralizzazione e democratizzazione insito nelle dinamiche della rete si sta scontrando oggi in Cina con il monolitico sistema statale e questo fenomeno da solo richiederebbero un approfondimento al di fuori dell’interesse di questa ricerca, quello che però Baidu fa emergere come fenomeno globale è che la rete oggi si sta popolando di una serie di realtà e culture ancora relativamente isolate da barriere linguistiche e culturali ma che progressivamente non potranno far altro che confrontarsi direttamente le une con le altre attraverso i singoli individui.

Tra i nodi della rete la collaborazione e il desiderio di condividere stanno diventando progressivamente pervasivi, condivisione che in prima istanza è condivisione del sapere e accesso alle informazioni.

Rilevanti fenomeni generati da questa serie di eventi stanno avvenendo nell’educazione, da sempre uno dei motori di sviluppo per la società.

Educare: un mondo continuamente istruito


[1] A livello globale sono oggi attive 6.2 miliardi di sim telefoniche, anche sapendo che nei paesi sviluppati sono moltissime le realta’ in cui a ogni individuo corrispondono due o piu’ numeri di telefono l’enormita’ del numero richiede per forza una attenta riflessione su progressivo sviluppo dell’accesso alle informazioni.