Per cominciare
Una storia breve, uno sguardo di insieme
“E qui, a questo nuovo punto di partenza, la storia si ferma, perché il qui è “adesso” e le prossime pagine (se di pagine mai si tratterà) si stanno scrivendo/creando/trasformando in questo preciso istante. Questa nuova dimensione del tempo ha molti nomi e mille facce. Sembra essere una nuova frontiera per l’esperienza umana, il momento nel quale forse l’Homo sapiens è destinato a lasciare il posto al suo successore. […] quello a cui assistiamo è un passaggio di testimone che non avviene in virtù di uno sviluppo biologico, ma culturale e tecnologico”.
Web2.0
1. Ritorno alla Biosfera – 2. La legge di Moore e il tempo che sfugge di mano – 3. La collaborazione globale – 4. Un modello di intelligenza collettiva: Re-Capcha – 5. Ingegneria dei contenuti e organizzazione delle conoscenze
1. Ritorno alla biosfera
“La ‘noosfera’ è il territorio delle idee, lo spazio dove convivono tutte le concezioni possibili”. Correva l’anno terreste 1998 ed Eryc Ryamond (uno dei fondatori del movimento Open Source) pubblicava il suo libro ‘Colonizzare la Noosfera’, il primo manifesto globale della condivisione in rete; globale perchè indirizzato e quindi condiviso da tutti i programmatori del pianeta interessati al dibattito.
Un istante dopo, nel piccolo astro che orbita intorno alla stella chiamata sole, tutti gli abitanti del pianeta hanno accesso a questa discussione, la noosfera è diventata tutt’uno con la biosfera del pianeta avvolgendolo in una nube di informazioni chiara e flessibile che permea la vita di ogni individuo.
Questo “istante” è oggi. E, per quanto breve possa essere il periodo di tempo intercorso tra allora e adesso, se comparato ai lunghi tempi della natura e del cosmo, è di profondo significato per chiunque vi sia immerso; la nuova biosfera è “aumentata” dalla nuvola di dati che stiamo costruendo.
In questo “istante” il Web 2.0 ha diffuso un approccio filosofico alla rete connotandone la dimensione sociale, della condivisione e dell’autorialità rispetto alla mera fruizione comunicativa.
Sebbene dal punto di vista tecnologico molti strumenti della rete possano apparire invariati (come forum, chat e blog, che “preesistevano” già nel “web 1.0”) è proprio la modalità di utilizzo della rete ad aprire nuovi scenari fondati sulla compresenza dell’utente e sostenuti della possibilità di fruire e di creare/modificare/integrare direttamente tutto quel patrimonio di sistemi di comunicazione che chiamiamo “media”.
È possibile tracciare le prime mappe, intercettare le strategie di questo nuovo universo culturale?
2. La legge di Moore e il tempo che accelera
In un testo pubblicato nel 1965 Gordon Moore predisse l’evoluzione della potenza di calcolo dei processori attraverso un modello matematico ribattezzato appunto “Legge di Moore” che afferma: la capacità di calcolo dei processori sarebbe aumentata di due volte ogni 10 anni.
A dieci anni di distanza la legge si rivelò corretta in un ciclo temporale ridefinito sull’arco di 12/18 mesi. Da allora il percorso di crescita esponenziale è rimasto invariato sino ai giorni nostri.
La legge di Moore ha rivelato al mondo dell’informatica il suo stretto legame con la legge di crescita esponenziale identificando al tempo stesso il trend di sviluppo per un settore che sembrava evolversi con tale rapidità da non essere tracciabile o monitorabile.
La curva di crescita esponenziale è una funzione matematica caratterizzata da uno sviluppo in virtù del quale, per ogni passo compiuto, il valore di quel passo raddoppia. Per fare un esempio pratico: se salgo una scala in maniera lineare (un gradino alla volta), compiuti i primi 20 passi sarò al ventesimo scalino, mentre se la percorro in modo esponenziale, al quarto passo raggiungerò il ventesimo gradino e, al ventesimo passo, avrò già scalato 1.048.576 gradini.
Questo processo di crescita esponenziale non nasce nell’universo informatico, è presente in biologia, in fisica, in economia e nel mondo della finanza, ed è anche il processo che scandisce il tempo della storia evolutiva della vita sul nostro pianeta.
L’universo nasce circa 14 miliardi di anni fa, progressivamente nascono le prime stelle e le prime galassie. In circa 10 miliardi di anni arriviamo così alla via lattea e al sistema solare per come li conosciamo.
L’evoluzione del DNA ha invece richiesto un solo miliardo di anni ed è stato usato come indicatore per il processo della nuova evoluzione; il successivo gradino dell’esplosione cambriana della vita fu 100 volte più veloce: “solo” 10 milioni di anni.
La maggior parte della storia del nostro universo è già trascorsa e l’uomo non ha ancora fatto il suo ingresso in scena.
Ancora qualche centinaia di migliaia di anni e il pianeta comincerà e essere popolato dai nostri antenati in rapida espansione demografica, con un percorso evolutivo che dal biologico è passato al tecnologico accelerando ulteriormente i tempi.
In poche decine di migliaia anni abbiamo sviluppato i primi strumenti, scoperto il fuoco, inventato la ruota.
Così come l’evoluzione biologica si è sempre sviluppata a partire dall’ultimo gradino per superare quello successivo, anche nell’evoluzione tecnologica è l’ultima generazione di prodotti che dà origine e sviluppa quella successiva generando innovazioni epocali le quali si sono alternate a grande distanza (come il passaggio dalla ruota agli ingranaggi dentati) e oggi si susseguono a distanza di pochi anni in una corsa che comprime progressivamente la stessa struttura delle temporalità.
L’ultimo paradigma informatico che abbiamo sviluppato è basato sui circuiti integrati anch’essi vincolati dalla legge di Moore, come tutti i processori che li hanno preceduti, e già ne segna il progressivo declino, oggi stimato al 2020.
È difficile pensare che l’evoluzione tecnologica si arresterà e quindi possiamo ritenere che, per allora, saremo probabilmente pronti a passare a un nuovo paradigma[1], continuando così la nostra esponenziale crescita tecnologica e culturale.
3. La collaborazione globale
Lo Human Genome Project è stata una delle più significative dimostrazioni delle potenzialità dello sviluppo tecnologico in termini di accelerazione dei tempi[2] e nei prossimi anni continueremo a vedere le nostre infrastrutture informatiche e digitali evolversi fino a raggiungere lo stadio di maturazione che permetterà di supportare nuove scoperte e a nuove invenzioni così come è sempre stato in passato.
Il web è giunto a una fase di maturazione fin dagli anni 90, mantenendo a tutt’oggi i suoi elementi fondamentali invariati: una struttura decentralizzata (non c’è un sistema gerarchico tra i singoli nodi) e basata su protocolli di comunicazioni aperti (il sistema di regole che definisce le modalità di scambio delle risorse/file è condiviso da tutti); con lo sviluppo del social networking (insieme di identità di individui e organizzazioni che fanno della collaborazione in rete la base della socialità) ha poi realizzato l’ultimo “anello mancante” per fare da piattaforma al prossimo balzo tecnologico. La rete ha raggiunto ormai quasi tutti gli angoli del globo e nel giro di pochi anni, con la crescita dei sistemi mobile, avrà la stessa accessibilità dell’aria che respiriamo.
Il “qui è ora”, e il nuovo terreno di evoluzione è costituito dalle potenzialità offerte dalla “collaborazione globale”: un territorio nel quale, davvero per la prima volta, tutti gli esseri umani sono coinvolti in quello che può senza dubbio essere definito il più grande movimento di democratizzazione della cultura che la storia abbia mai visto.
Se fino a qualche anno fa potevano esserci ancora dubbi sul fatto che la collaborazione di milioni persone potesse produrre risultati soddisfacenti in assenza di un sistema gerarchico destinato a governarli, oggi questi dubbi stanno sempre più rapidamente sfumando nei fatti e in virtù dei risultati che si sono raggiunti.
Wikipedia (come altri progetti di collaborazione culturale) è già storia vecchia, ma ha il dominio indiscusso della informazione enciclopedica in rete e ogni giorno nuove esperienze e progetti certificano le formidabili potenzialità degli effetti di collaborazione online su scala globale, una collaborazione che si può agevolmente rubricare una intelligenza “collaborativa” o “sociale” tale da trasformarsi in una “intelligenza collettiva” (un’intelligenza distribuita ovunque, continuamente valorizzata, coordinata in tempo reale, che porta a una mobilitazione effettiva delle competenze).
4. Un modello di intelligenza collettiva: Re-Capcha
Nato poco dopo l’inizio del millennio, il sistema di sicurezza Capcha è stato ed è uno degli standard della sicurezza web nei processi di registrazione utenti. Il pericolo dato da un software in grado di simulare utenti fasulli ed effettuare processi di registrazione in automatico richiedeva un sistema in grado di verificare che l’utente fosse davvero un essere umano e non una macchina.
Capcha risolve problema ponendo un quesito all’utente che nessuna macchina sarebbe in grado di risolvere: estrapolare un testo (una sequenza di lettere alfabetiche) da una immagine poco chiara.
Il funzionamento è semplice e noto alla maggior parte degli utenti internet: alla fine del modulo da compilare online è presente una immagine con accanto un campo nel quale trascrivere i simboli alfabetici scritti; un software automatico non è in grado eseguire le procedura e si blocca, mentre un utente in carne e ossa può usufruire del servizio.
Facendo leva sulle potenzialità della collaborazione di massa e sul grande volume di traffico che il sistema Capcha è in grado di generare, Las von Ahn e il suo team hanno, nel 2009, dato vita al progetto Re-Capcha (Digitizing Books One Word at a Time) che si pone e intende rispondere al seguente quesito: è possibile scomporre le scansioni dei testi antichi parola per parola, inviarli a milioni di persone per una trascrizione (e una verifica della trascrizione) e poi raccogliere il tutto e ricomporre il testo in digitale?
Lo è. Oggi grazie a Re-Capcha il mondo della rete sta collaborando involontariamente a trascrivere in digitale tutto il sapere prodotto prima dell’avvento dei computer; Re-Capcha presenta all’utente non una immagine ma due: una è una immagine del database di Capcha che serve a verificare l’utente, l’altra è la grafia delle lettere alfabetiche di un testo di cui non si conosce ancora la trascrizione; e così con una parola alla volta si arriva a migliaia di parole al giorno: anche su questo patrimonio si costruiranno i software della nuova generazione che saranno probabilmente in grado di finire il lavoro (sempre che non siano gli utenti stessi a terminare prima).
Il destino dell’interazione web sembra quindi delineato a partire da questo modello in forza del quale ogni azione di ogni utente può avere molteplici scopi e generare infinite applicazioni collaborative, ogni contenuto può interagire con ogni area dell’esperienza e del sapere, ogni idea può essere intercettata, acquisita, rielaborata[3].
Per alcuni può apparire l’avanguardia del web, ma in realtà sono proprio questi i fondamenti con i quali la rete è stata costruita fin dalla sua origine.
5. Ingegneria dei contenuti e organizzazione delle conoscenze
A partire dal movimento Free Software che evolve nel più ampio concetto di Open Source[4], la struttura del web era stata originariamente disegnata da programmatori che avevano più vantaggi a lavorare su piattaforme aperte piuttosto che chiuse, risparmiando innanzi tutto sul tempo per la richiesta di autorizzazioni o il disagio di dover inserire e ricordare i codici di sicurezza semplificando inoltre i processi di scambio e collaborazione diretta da chiunque avesse accesso fisico al sistema. Ma anche questa ormai è oggi storia passata.
Quello che rimane in tutta evidenza sono gli effetti che questo originario inprinting culturale ha prodotto nello sviluppo della rete e delle nuove generazioni di programmatori: nulla può realmente dirsi il prodotto esclusivo di un unico utente/autore perché le fondamenta tecnologiche su cui le nuove avanguardie della programmazione si appoggiano sono universalmente condivise e ciò che oggi emerge come prodotto vincente probabilmente è già stato sviluppato in passato anche se con tecnologie più rudimentali e risultati più scadenti.
È così per il sistema multitouch Apple, che non è un’idea originale dei “discepoli della Mela” che la hanno semplicemente commercializzata per primi a livello di massa; è anche così per la maggior parte delle attuali piattaforme che si fondano su idee e progetti di decenni, progetti e intuizioni i quali non potevano essere realizzati a livello industriale solo perché le tecnologie non erano ancora pronte.
L’evoluzione del web comporta anche automaticamente una coevoluzione del paniere di professionisti e di competenze che occupano il settore. Se fino a una decina di anni fa, per essere uno sviluppatore, occorreva essere un operatore esperto nello scrivere usando il linguaggio di programmazione testuale, oggi le figure professionali del settore sono profondamente mutate: a fianco dei tradizionali programmatori si sono via via affermati esperti di comunicazione e marketing, di economia, di psicologia, spettacolo, educatori, professionisti e via dicendo.
Nel suo insieme, il mondo dello sviluppo si è aperto a soggetti che non necessitano di un esclusivo backgroud informatico e che riescono comunque a entrare nel mercato offrendo servizi di promozione e comunicazione integrata a più livelli.
Anche per ciò che riguarda i server le cose sono molto cambiate negli ultimi anni: le nuove interfacce sono sempre più gestibili e buona parte degli hosting provider offrono piattaforme di gestione degli account del tutto intuitive e in costante aggiornamento[5].
Non è più il programmatore a stare al centro dei processi creativi e comunicativi, ma una rete di individui dalle professionalità diverse direttamente connesse agli autori dei contenuti e alle comunità di utenti senza mediazioni.
Insomma, dalla primitiva ingegnerizzazione dei contenuti si è passati alla organizzazione e produzione di conoscenze.
CMS (“Contente Management System” – sistema di gestione dei contenuti) sono le tre lettere alla base di una vera e propria rivoluzione dell’accesso alla comunicazione in rete il cui obiettivo è stato appunto quello di svincolare l’amministratore da conoscenze tecniche di programmazione Web e dai suoi specifici linguaggi.
I CMS sono in pratica piattaforme editoriali (come Joomla, Word-Press, Wix e moltissimi altri) ormai universalmente diffuse, che offrono l’opportunità al singolo autore/amministratore o alla comunità di organizzare, editare e coordinare complessi progetti di comunicazione su singole aree tematiche e su molteplici tipologie di prodotti (blog, siti, quotidiani e periodici online, etc… ).
I CMS che si sono sviluppati negli ultimi anni consentono di realizzare l’insieme delle funzioni multimediali (testo, ipertesto, immagini, audio, video) e sono divenuti piattaforme in grado di offrire prodotti di qualità e gestire enormi volumi di contenuti.
E così oggi, generalmente, il lavoro di programmazione e di sviluppo è sempre più orientato alla ricerca e modifica di codici esistenti piuttosto che alla scrittura ex novo di ogni pagina o del sorgente di un codice dinamico.
Per ogni linguaggio di programmazione (html, php, asp, javascript etc…) esistono oggi template e modelli da copiare e modificare che, se non addirittura gratuiti, sono sempre accessibili ad un prezzo abbordabile.
Ovviamente questa novità di apertura/socializzazione della rete oltre i tradizionali livelli di programmazione porta con sé un certo numero di problemi: gli aggiornamenti ai software devono essere fatti con frequenza, gli hacker bucano con molta più facilità i sistemi di sicurezza e possono accedere e studiare i codici sorgente in modo più approfondito.
I prezzi per accedere al settore si abbassano e, come sta succedendo anche per altri campi dell’informazione e dell’intrattenimento, la differenza fra professionale e amatoriale, tra tecnico specializzato e autore creativo è sempre più difficile da tracciare a tutto vantaggio di un processo universale di alfabetizzazione nella gestione e produzione delle conoscenze.
Questo processo di socializzazione e liberalizzazione nella produzione/comunicazione di contenuti culturali offerto dalla rete, ha di fatto fondato una nuova esperienza della collaborazione umana: una inedita occasione di sviluppo verso la democrazia del sapere la speranza di una democrazia universale e di nuovo concetto (anche se sarebbe piu’ puntuale dire paradigma) di cittadinanza.
E’ così che progressivamente, a livello planetario e globale, saremo tutti coinvolti in una produzione/ridistribuzione di tutte le conoscenze e di tutti i paradigmi culturali che abbiamo prodotto fin qui.
Anche gli obiettivi e le priorità di ogni individuo, le sue molteplici identità di soggetto, stanno mutando e una maggiore consapevolezza collettiva di chi siamo e dove ci troviamo si sta espandendo a tutti i livelli delle organizzazioni sociali.
È una rivoluzione, e forse una radicale metamorfosi, che si estende e coinvolge tutti gli ambiti costitutivi dell’esperienza umana e si può declinare nella sequenza alla quale questa riflessione è dedicata: informare, educare, giocare, lavorare.
Informare: Oltre l’era dell’accesso
[1] Nella ricerca di qualcosa che aumenti ulteriormente la capacità di calcolo dei processori ci sono in studio le nanomacchine che possono raggiungere la dimensione delle cellule organiche. Per alcuni scienziati sono queste il futuro inevitabile dello sviluppo degli hardware, per altri solo una possibilità.
[2] A metà del tempo previsto per il completamento del progetto gli scenziati avevano mappato solo una iccola parte del DNA umano, e’ stato nell’ultimo anno di ricerca che è stato fatto il grosso del lavoro ma solo grazie ai primi anni di ricerca e allo sviluppo tecnologico. Anche la curva che rappresenta la velocità con cui sono stai raccolti i dati sul DNA ha seguito un tipo di incremento esponenziale.
[3] Altri esempi di questo fenomeno saranno presi in considerazione nel capitolo sull’intrattenimento
[4] Un approfondimento sulle dinamiche del mercato opensource vedi: F.Moro – Web2.0.pdf
[5] Per quello che riguarda il mercato opensource in tema CMS, Softaculous e forse il piu’ chiaro esempio di come si sta evolvendo il fenomeno: installato sulle piu’ utilizzati pannelli di controllo server come cPanel, Plesk, DirectAdmin, InterWorx, H-Sphere sofatculous offre un ricco database di oltre 270 tra i piu’ comuni e stabili software open source disponibili da installare sul proprio dominio con in pochi e semplici passaggi.