La legge Prodi-Levi che rischia di uccidere internet (e non solo!) in Italia

La legge Prodi-Levi sull’editoria è stata scritta il 3 agosto 2007, presentata al Consiglio dei Ministri il 12 ottobre, approvata dal governo, adesso è nelle mani del parlamento e se passa rischia di sconvolgere il mondo dell’informazione indipendente nel nostro paese. La repubblica ha riportato ieri la notizia, il blog di Grillo risponde a ruota un po’ preoccupato dei rischi che corre se la legge passa e in rete la notizia si sta diffondendo rapidamente.

La prima riflessione (prima ancora di aver letto il testo) è: ma con tutte le leggi da scrivere e le cose da fare nel nostro paese in questo momento difficile è proprio la cosa giusta da fare? Non dimentichiamo che scrivere una legge richiede risorse e tempo e sottrae persone ad altri compiti. Ancora da sistemare il conflitto di interessi (tanto per dirne una che abbiamo sentito fino alla nausea) e noi facciamo una legge che blocca la libertà di informazione dal basso e la libertà di espressione del singolo… Mah…

Questa legge sembra fatta per togliere a chi scrive a livello amatoriale la possibilità di esprimersi in modo tangibile cioè attraverso un documento scritto virtuale e non. È una legge che trasforma potenzialmente qualunque testo in un documento legale perseguibile; solo testo, tranquilli, audio e video sono esplicitamente esclusi (e perche’?).

Tra l’altro a beneficiare di eventuali finanziamenti, fondi di sostegno economico e supporti sono le “imprese” o “cooperative” (art 18, 19 e 20) non gli “editori”, quindi sono danni e niente vantaggi.

Non sono un legale e non ho particolari competenze in diritto, ma ho cercato di scorre il testo con buon senso analizzando i passi piu’ rilevanti (vi invito a fare altrettanto, il testo di legge è pubblicato qui da repubblica).

La legge fa un riferimento generale ai prodotti editoriali e per prodotto editoriale si intende qualsiasi prodotto contraddistinto da finalità di informazione, di divulgazione, di intrattenimento, che sia destinato alla pubblicazione, quali che siano la forma nella quale esso è realizzato e il mezzo con il quale esso viene diffuso (Art 2). Se questa legge passa prima di natale, tutti i biglietti di auguri della penisola diventeranno prodotti editoriali: il piu’ grande boom del settore di tutti i tempi!

La definizione cosi’ posta è davvero troppo vaga: un software open source diventa un prodotto editoriale? Non solo il blog di Grillo ma anche comunità di programmatori che lavorano gratuitamente come Joomla.it dovranno essere soggette alla normative? I blog dei minori potrebbero essere perseguiti?

Tra l’altro, non è chiaro per quale motivo, la legge non si applica ai prodotti discografici e audiovisivi quindi se i blog diventano tutti videoblog va bene… Oppure invece no perchè quello che fa conto non è il video in se ma il link o la stringa di codice che fa riferimento a quel video ?

A questo si aggiunge che chi fa prodotti editoriali (i già citati auguri di natale) svolge automaticamente attività editoriale (Ar 5) anche se non ha nessuno scopo di lucro o comunque una entrata economica di qualunque genere.

Questa è la premessa che porta all’articolo 6 che è il cardine del problema visto che tutti i soggetti che esercitano l’attività editoriale sono tenuti all’iscrizione nel Registro degli operatori di comunicazione, con relativi bolli amministrativi e varie procedure burocratiche da espletare e che sostituisce a tutti gli effetti la registrazione presso il tribunale (Art 6.2).

Le ciliegine sulla torta sono i due unici paragrafi dell’articolo 7 dedicato all’attività editoriale su internet, nel caso a natale voleste inviare una e-card dal vostro sito web:

  1. L’iscrizione al Registro degli operatori di comunicazione dei soggetti che svolgono attività editoriale su internet rileva anche ai fini dell’applicazione delle norme sulla responsabilità connessa ai reati a mezzo stampa.

  2. Per le attività editoriali svolte su internet dai soggetti pubblici si considera responsabile colui che ha il compito di autorizzare la pubblicazione delle informazioni.

Se (sopravvissuti al natale), pubblicate una barzelletta sui terroristi che non fa ride e qualcuno pensa sia una notizia vera siete nei guai e anche se avete 12 anni potreste rischiare una multa (ci sono sanzioni che vanno dai 10.000 ai 300.000 euro).

In questa legge si stanno mescolando due concetti differenti: il primo è internet e il secondo è il mercato dell’editoria (cui fa riferimento l’articolo 8) che su internet è uno tra molti mercati. Un editore è chi sceglie di essere tale e per questo segue una serie di procedure burocratiche che lo tutelano e lo mettono in guardia sulle normative da rispettare; l’editore crea e vende prodotti editoriali in una dinamica di investimenti e ricavi, chi scrive su un blog o manda cartoline di auguri (natale o San Valentino che sia) non è parte di questo meccanismo e se ne vuole farne parte deve essere di sua iniziativa alla luce di un calcolo costi benefici.

Ingigantendo la cosa (c’è da chiedersi poi di quanto) questa legge rischia di dare libertà di espressione sono a chi fa della comunicazione un business. Se vuoi comunicare per il piacere di farlo non puoi o sei un professionista o zitto.

Seguono nel testo di legge articoli relativi al settore editoriale che per buona parte dei bloggers italiani erano quanto di meno interessante ci fosse fino a ieri ma dove potrebbero essere costretti a entrare se il documento dovesse passere in cui spicca per lunghezza una parte dedicata alle sovvenzioni, ai fondi e ai contributi statali ed europei per imprese e cooperative del campo

Ammettiamolo alla luce del sole, e ricordiamocelo bene (Prodi e Levi in primis): internet è una fossa di pornografia e una discarica di informazioni inutili in cui si trovano isole di qualità e cultura che hanno loro spazi e loro reti di connessione. Cosi’ è sempre stato e cosi’ sarà sempre. È una grande piazza: ci sono le voci ufficiali al centro (quelle sono ufficiali proprio in quanto registrate e riconosciute dallo stato), le finestre aperte da cui la gente guarda (e si fa guardare) e urla quello che gli passa per la testa e ci sono i vicoli dove trovi i personaggi loschi, gigolo’ e accompagnatrici di ogni sorta. È una piazza dove tutto è accessibile e tracciabile, quindi dove i reati e le truffe da rubagalline non fanno molta strada. Fare piazza pulita (anche se la terminologia è diversa) non serve e ricorda molto momenti bui della nostra repubblica da cui non si sa come facciamo fatica a distaccarci.

Internet è anche il luogo dove sta avvenendo un processo di “democratizzazione della libertà di espressione” (il termine è stato usato per definire bloggers dal suo cratore), inimmaginabile fino pochi anni fa, e che sta vedendo la nascita di interessanti esperimenti in campo politico e sociale; un esempio che dovrebbe probabilmente preso in esame da chi ci governa per comprendere cosa libertà e uguaglianza possa fare se ben bilanciate.

Se dovesse mai nascere una normativa cosi’ definita per internet dovrebbe essere fatta a livello internazionale: o dagli utenti o da i diversi stati di comune accordo tra di loro e se la prima ipotesi è una utopia la seconda è una barzelletta.

NOTA BENE: Questo non è un giornale, chi scrive non è un giornalista e se questa è attività editoriale non è intenzione di chi scrive. Io sto solo mettendo delle riflessione su internet dove amici e qualche passante le puo’ leggere.

Probabilmente è ovvio ma visti i tempi è bene specificare, a scanso di equivoci 😉