In un tempo lontano, in una terra lontana c’era un artigiano che viveva in una foresta; viveva con una grossa tigre che in cambio di un giaciglio caldo e asciutto gli dava compagnia e protezione. Per segnalare ad amici e avventori della sua piccola bottega la sua posizione nella foresta, l’artigiano ha installato un aquilone che, emergendo dalle fronde degli alberi, rende visibile da lunghe distanze la posizione della sua dimora.

In una calda notte di luna piena, mentre l’uomo dorme, la sua tigre fissa con occhi incantati l’aquilone che scivola nel vento. Il manto della quieta creatura ondeggiava al vento riflettendo l’argento del corpo celeste che la illumina.

Perché mi fissi? chiese l’aquilone dopo poco.

Perché mi piace vederti volare.

Anche se non volo libero?

Ma tu voli libero… rispose nuovamente la tigre accendo un dolce sorriso, il filo che ti lega a terra non è un freno, ma una guida: senza di esso non potresti controllarti.

La tigre mosse con la zampa il rocchetto di filo che reggeva l’aquilone e questi si alzò di qualche metro in più verso le stelle, poi si rimise ad ammirarlo in silenzio.

L’aquilone scivolava leggero nella brezza della notte e ascoltava con grande attenzione la gigantesca creatura che lo ammirava dal basso.

– Perché sorridi? – Chiese dopo poco l’aquilone.

– Perché dentro di me c’è una goccia di follia che continua a parlarmi nell’orecchio, mi sta raccontando cosa rappresentano i tuoi volteggi in aria e crea per me immagini mondi ed emozioni; fonde passato e futuro mentre ti tuffi nel mare di stelle.-

– E perché adesso piangi?

La tigre fissò le stecche di legno che reggevano il telo pinto dell’aquilone. I suoi grandi occhi di verde smeraldo erano spalancati, coperti da sottile velo luccicante di lacrime.

– Perché piangi? – Insisté l’aquilone.

– Perché quella piccola goccia mi sta raccontando una storia profonda.-

La tigre chiuse gli occhi e fece cadere lungo i suoi baffi un paio di calde lacrime, inspirò profondamente e continuò con una voce sottile: – ogni goccia che cade, la stilla di follia che è dentro di me cresce e con lei cresce anche la bellezza della sua storia. Ti devo ringraziare… É il tuo volo che la ispira…-

Sono io che devo ringraziarti: del tuo sguardo e delle tue parole. Volerò per te ogni notte facendoti sognare e ogni giorno guiderò la strada agli amici e ai clienti del tuo padrone.

E io ricorderò sempre al mio padrone di prendersi cura di te, affinché tu non possa sempre volare.

La tigre si bagnò il naso e, carezzando col muso il filo che lo reggeva, riprese a guardare l’aquilone che sotto le sue leggere spinte saltellava sui refoli di vento.