Pubblicato su Shannon.it il 16 gennaio 2008

Una discussione di Lorenzo Perone, Mauro Rubin e Giacomo Rizzo sul tema dell’e-learning scaturita da una riflessione di Federico Moro.

Che effetto sta avendo il web sulla cultura? Questo il grande dilemma, mille le risposte possibili. Probabilmente fra qualche anno nelle facoltà di informatica ci saranno materie chiamate epistemologia della rete o simili (se già qualcuno non si sta muovendo in questo senso), che in aule universitarie stimoleranno gli studenti facendoli riflettere sugli effetti di breve e lungo periodo sull’impatto che la rete ha sulla conoscenza e sulla relativa capacità di visione e analisi del mondo che quotidianamente cerchiamo di comprendere.

eleraning

Oggi queste materie non ci sono: anche se il concetto di innovazione (che sta alla base di una cultura veloce e mutevole come quella attuale) comincia a essere assorbito, prima che questo diventi un fondamento culturale dovrà passare qualche tempo. Mentre lo sviluppo tecnologico in campo educativo corre, le istituzioni e strutture preposte hanno problemi notevoli a mantenere il passo, a sviluppare nuovi sistemi educativi e allineare il personale su di essi.

Qualcuno che ci sta provando c’è, è il professore dell’MIT Mitch Resnick e di recente ha tenuto una conferenza nella prestigiosa università americana dove ha presentato un suo progetto: “L’eterno asilo” – “Life Long Kindergarden”.

Il punto di partenza di Resnick è semplice ma efficace: se in un insieme di tre oggetti composto da televisione, pennello e computer dobbiamo raggruppare due per somiglianza e scartare uno come ci comportiamo?

La domanda serve per spiegare come il computer possa essere usato come uno strumento attivo e creativo (come un pennello appunto) piuttosto che passivo e statico (come un televisore). Attraverso questa metafora Resnick sta sviluppando dei progetti formativi per gli asili d’infanzia negli Stati Uniti che si basano sull’uso delle nuove tecnologie (con un’attenzione particolare alla robotica) per lo sviluppo intellettivo dei bambini nei loro anni di maggiore sviluppo. La ragione per cui il progetto si ferma agli asili è data soprattutto dalla libertà che questi hanno nelle scelte formative rispetto alle scuole dell’obbligo con fondi più limitati e programmi da seguire imposti dall’alto.

Ma la cultura non nasce con le scuole. Al contrario la cultura si è diffusa prima per strada e, proprio per questo, nelle strade della rete nascono come funghi giorno dopo giorno nuovi sistemi alternativi per apprendere questo nuovo sapere. A questo proposito c’è anche un altro fatto interessante da osservare: i principi del movimento OpenSource posso essere facilmente adattati a un sapere non informatico rendendo i processi di apprendimento e diffusione del sapere più rapidi e più accessibili per un sempre maggiore numero di persone.

Anche se università virtuali riconosciute e create sfruttando a pieno le possibilità del mezzo ancora non ci sono, anche in Italia gli esperimenti in questo senso non mancano.

Secondo l’Anee (Associazione Nazionale Editoria Elettronica) i sistemi di formazione multimediale sono un settore in crescita costante da quattro anni e “si conferma oggi come una opportunità per lo sviluppo dell’intero sistema paese”.

Di casi se ne posso trovare di molto significativi già adesso, senza considerare i milioni di forum e di siti di informazione generica che producono materiale quotidianamente, con una volontà espressamente formativa si stanno sviluppando numerose piattaforme.

Esempio tutto italiano è Oilproject (attualmente la più utilizzata piattaforma di Free e-learning nel nostro paese): qui gli studenti si possono iscrivere gratuitamente alle lezioni, che avvengono poi in diretta. A una determinata ora si devono presentare in un aula virtuale, qui possono scaricare il materiale didattico e tramite chat e un software vocale possono interagire con il docente sentendo le sue parole in cuffia e comunicando con lui in modo testuale.

Meno interattivo ma importante sia per il volume che per l’autorevolezza dei contenuti (e della qualità del servizio) è itunes U assolutamente gratuito anche questo, è una sezione all’interni dell’itunes Store dove sono elencate le principali università americane che hanno riversato nella piattaforma le registrazioni dei più importanti corsi tenuti negli ultimi anni. Il formato è quello del podcast sia audio che audiovideo, veloce da salvare sul computer e semplice da trasferire su ipod o altro lettore multimediale.

Dalla comunità open source viene invece Moodle piattaforma CMS (anche se qui la C sta per course) per sviluppare corsi on line, adattabile sia per corsi one to one, che per gestire 50.000 studenti universitari contemporaneamente. Moodle è sorretto da una solida comunità di programmatori e utenti ed è tradotto in 75 lingue (tranquilli c’è anche in italiano) e ha una lunga lista di sviluppatori che seguono con impegno gli sviluppi del progetto.

Degno di nota anche il recente progetto web 2.0 Livemocha piattaforma per lo studio e il perfezionamento delle lingue che si basa su corsi ed esercitazioni pratiche con test e punteggi, ma soprattutto sulla libera collaborazione degli studenti che attraverso la rete posso incontrarsi e cercare tutor madrelingua per un supporto diretto.

La diffusione di questi nuovi strumenti di accesso al sapere gratuiti e facilmente accessibili avverrà probabilmente nei prossimi anni, ma di sicuro l’effetto che questi avranno nella costruzione della società del futuro è ancora troppo presto per essere immaginato. Ci sarà da divertirsi.

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RISPOSTA DI LORENZO PERONE a Federico Moro

Ho difficoltà a riferirmi ad una precisa definizione di cultura. Se devo scegliere, mi piace la definizione dell’antropologo Ulf Hannerz, “una cultura è una struttura di significato che viaggia su reti di comunicazione non localizzate in singoli territori“. Partendo dalla definizione di Hannerz possiamo definire, almeno in parte, il contenuto distribuito dal WEB cultura.

Assumendo che la formazione sia: “un processo complesso di trasferimento di contenuti e metodi per fare acquisire alle persone livelli intellettuali, culturali e spirituali sempre maggiori” (wikipedia), possiamo considerare che l’influenza principale del WEB non è sulla cultura ma sui processi che ne definiscono il trasferimento. E’ in crisi il precedente modello di formazione, che deve fare i conti con la necessità di un nuovo modello di formazione continua. E’ in questo contesto che i tradizionali corsi di formazione, ed i relativi modelli didattici, cominciano a manifestare i propri limiti. La preparazione di un corso tradizionale, compreso il materiale didattico a corredo, è un investimento che necessità di un adeguato periodo di “ammortamento”. Se l’evoluzione della materia insegnata è molto rapida, si corre il rischio che si debba rimettere pesantemente mano al contenuto del corso prima ancora che questo abbia prodotto il giusto guadagno. Quali sono le possibili alternative? L’utilizzo di docenti di elevata professionalità e competenza in grado di confezionare, in tempo reale, un contenuto attuale ed adatto ad una precisa necessità formativa, rinunciando nel contempo a dispense patinate in favore di pragmatici link. Il costo di taleattività formativa può sembrare elevato, ma abbinando a questa una organica raccolta dei contenuti, audio, video e screenshots, si può rendere il contenuto fruibile ad una platea molto più ampia, consentendo la fruizione on-demand e riducendo in tal modo il costo della formazione.

A proposito delle nuove declinazioni dell’informatica: non esiste ancora un insegnamento di “epistemiologia della rete” ma, frugando tra le materie del Corso di Laurea in Scienze di Internet (Universita’ degli Studi di Bologna), ho trovato “analisi delle reti sociali” e “applicazioni estetiche dell’informatica” che fanno ben sperare.

Ho avuto occasione di guardare alcuni programmi formativi sull’informatica di base per bambini. Devo confessare che sono inorridito di fronte a screenshoots sull’uso di Esplora Risorse, Word ed Excel e, per buona pace di Mario Govoni, confesso che lo sarei stato, in maniera minore, anche se si fosse trattato di Open Office. Temo l’erroneo principio secondo il quale, conoscere il funzionamento di un motore ciclo otto, contribuisca a formare un buon pilota.

L’informatica di base dovrebbe, a mio avviso, affascinarestupiredivertire i giovani argonauti, proteggerli da alcuni effettivi pericoli della Rete, ed assisterli nello sviluppare, il proprio personale talento, attraverso le grandi potenzialità della tecnologia oggi disponibile.

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RISPOSTA DI MAURO RUBIN a Federico Moro

L’elearning gratuito sta spopolando sulla rete: tutti possono creare tutorial, corsi e tenere lezioni in podcast, webTv o in chat… Forse, però, a volte la semplicità della lezione è proporzionale alla sua superficialità: risulta sempre molto difficile trovare persone esperte che siano anche propense a tenere corsi gratuiti, senza ottenere alcun tipo di retribuizione. Attualmente l’elearning free non è ancora competitivo paragonato a quello a pagamento…

E temo che sarà sempre così…

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RISPOSTA DI GIACOMO RIZZO a Mauro Rubin

Non è detto che sia cosi… Guarda semplicemente quello che accade con OilProject (di cui dovremmo tutti sapere qualcosa, se non mi sbaglio 😛 )

Qualità e costo non sono più cosi direttamente legate (nel mondo della competenza su internet per lo meno), mentre secondo me c’è un problema di volume.

C’è tanta, troppa informazione, ed è difficile discernere tra quello che vale e quello che non vale, soprattutto per chi non ne capisce di quello che sta cercando di imparare (se no che impara a fare?).

Come si differenzia l’elearning in quest’ottica? Che mezzi di “distinzione” vengono messi in pratica per far “emergere” le realtà meritevoli dalla melma?